L'albero
Quando sono salito per la prima volta, casa mia non era ancora casa mia.
Il ragazzo dell’agenzia, compresso e spavaldo, ce la mostrava facendo molto il simpatico e forse pensava che il sorriso che mi si era acceso sul viso fosse merito suo.
“D’estate farà caldo, ultimo piano, e tutta questa luce…”
Cercavo di ricompormi, ma dentro era festa: l’abbiamo trovata!
“Non vi preoccupate, tre affacci, sarà facile fare circolare l’aria…”
Innanzitutto la luce. Troppa luce, anche considerando che era il 20 dicembre. Ma la luce non è mai un problema, tireremo le tende.
Poi, la struttura. Buttando giù un paio di muri potevano venire fuori ambienti spaziosi, un miraggio per noi abituati sino ad allora ad un soggiorno di dodici metri quadri.
Infine, la chioma verde che placidamente riempiva la finestra della sala, nascondendo alla vista i palazzi di fronte.
“Notate gli affacci, vista sui colli!”
Quali colli, sembra di essere a Pinarella… È chiaro che è lei.
Mi sono convinto subito.
Dopo qualche mese e numerose angherie subite da parte dell’agenzia e della banca, a giugno 2020 abbiamo rogitato.
Durante l’estate i lavori di ristrutturazione. Abitavamo vicino, venivo a controllare ogni sera l’avanzamento dei lavori facendo due passi dopo il lavoro.
A darmi il benvenuto due grandi alberi proprio all’ingresso di casa, un pino marittimo e un tiglio, la loro ombra, il loro respiro, la vita che gli girava attorno. Non sembra neanche Bologna… Siamo stati fortunati.
Poi ci siamo trasferiti e la chioma alla finestra è diventata confortante bellezza quotidiana. Un posto dove riposare gli occhi inseguendo le gazze litigiose fra i rami.
Fino ad oggi.
Intorno alle 16 del 19 Settembre 2024 Pino si è accasciato sulla strada, producendo uno schianto spaventoso senza, fortunatamente, fare male a nessuno.
Le piogge degli ultimi giorni hanno annegato il terreno e le corte radici non hanno più retto il peso della chioma.
Lo guardo dalla finestra, schiantato a terra, esausto, il nostro albero caduto, la chioma verde accoccolata sui cassonetti, le radici sviscerate, incredule, tese come dita intirizzite, mentre i pompieri lo fanno a pezzi per liberare la strada.
Rispetto a quello che stanno passando in questo momento Bagnacavallo, Faenza, Modigliana, dove acqua e fango non danno tregua, questo è meno di niente. Nessuno si è fatto male. La casa è integra. Siamo tranquilli. È solo un albero caduto.
Il mio lutto, però, è denso e muto.
È un’idea di casa che non è più.
È un panorama verde che tutto ad un tratto si è fatto cemento e muro e finestra e non più corteccia, ali, canti, nidi, fiato.
Solo un albero caduto.
Non si è fatto male nessuno.
Siamo stati fortunati.
Guardo fuori dalla finestra.
Manca qualcosa.
Mancherà ogni giorno.